Basshunter – Now you’re gone

Il protagonista di oggi è un produttore, cantante e dj svedese che risponde al nome di Jonas Erik Altberg ma è sicuramente meglio noto con lo pseudonimo di Basshunter. Nessuno si sarebbe mai potuto aspettare che quel bambino riservato e schivo afflitto dalla sindrome di Tourette sarebbe diventato negli anni uno dei principali esponenti della corrente elettropop scandinava ed europea. Come spesso accade, i suoi primi lavori sono nati in camera davanti al computer per poi essere pubblicati sulla pagina MySpace. Nel 2006 però è arrivato per Altberg il primo contratto discografico e la possibilità di realizzare l’album di debutto che ha conquistato il pubblico svedese. Pochi mesi dopo il copione si è ripetuto su scala europea grazie al disco finalmente in lingua inglese intitolato “Now you’re gone” come il singolo apripista che vi propongo oggi. Diventato ormai una star in Svezia, egli si è però poi perso tra comparsate televisive e vita mondana non riuscendo più a centrare un grande successo.

The Postal Service – Such great heights

All’origine del fenomeno indie rock troviamo questa band dal nome piuttosto strano che però ha avuto un ruolo importante nell’affermazione del genere. Il progetto nasce dalla collaborazione tra il cantante Ben Gibbard ed il produttore James Tamborello, entrambi già impegnati in altre band, che nel 2001 decisero di iniziare a creare musica insieme. In realtà Tamborello scriveva e registrava le tracce sonore per poi spedirle via posta a Gibbard che le modificava inserendo la parte vocale: ecco allora spiegato il nome The Postal Service. Il loro primo ed unico album risale al 2003, si intitola “Give up” ed è stato un grande successo per l’etichetta discografica che prima di allora aveva raggiunto tale livello solo producendo i Nirvana. “Such great heights” è probabilmente una delle tracce più rappresentative dello stile dei Postal Service: un mix riuscito di pop-rock ed elettronica che crea atmosfere positive. Da allora poi le voci su un loro ritorno in studio si sono susseguite per anni senza trovare mai conferma, ma pochi giorni fa è stata ufficializzata la loro reunion per un festival indie e una serie di date successive.

ZZ Top – Sharp dressed man

Cercate un vero gruppo rock da sempre fedele alla propria missione e alla propria identità? Gli ZZ Top sono sicuramente quello che fa per voi visto che dal 1969 ad oggi non hanno mai smesso di suonare insieme mantenendo sempre la formazione originale e il look trasandato con occhiali da sole, cappelli e lunghe barbe. Negli anni 80 una nota marca di rasoi arrivò anche ad offrire un milione di dollari per farli rasare per pubblicità ma la richiesta venne rispedita al mittente. Billy F. Gibbons, Dusty Hill e Frank Beard arrivarono a suonare insieme dopo varie esperienze in diverse band texane e scelsero il nome come tributo al maestro B.B. King. Dopo numerosi tour, il successo arrivò nel 1973 e durò per quattro anni prima che i tre decidessero di prendersi una pausa e durante la quale rielaborarono il vecchio materiale e iniziarono a farsi crescere le leggendarie barbe. Gli anni 80 li videro di nuovo sulla cresta dell’onda grazie a canzoni proprio come “Sharp dressed man” e ai video in cui comparivano sempre una fiammante auto rossa e tre donne misteriose e provocanti. La loro produzione musicale intanto si evolveva e gli ZZ Top iniziarono ad introdurre anche sintetizzatori e richiami elettronici senza però tradire mai il loro spirito blues rock. Ad oggi la loro produzione conta ben quindici album in studio e due dal vivo e sembra destinata a crescere ancora.

Peter Frampton – Baby, I love your way

Peter Frampton purtroppo risulta tuttora troppo legato a questo singolo, ma è davvero uno degli artisti migliori partoriti dall’Inghilterra degli anni 60. Cresciuto insieme a David Bowie, iniziò già da bambino a suonare in diverse band locali affermandosi ben presto come un ottimo chitarrista. Tra il 1966 e il 1971 Frampton partecipa a numerosi progetti pop-rock insieme ad artisti come Jerry Lee Lewis e George Harrison. Dal decennio 70 però sceglie di tentare la carriera solista appoggiandosi soprattutto al mercato americano e non ottenendo però subito il successo sperato con l’album “Wind of change” a cui collabora anche un altro mito come Ringo Starr. L’instancabile produzione in studio si alterna a lunghissimi tour fino al 1976 quando il singolo “Baby, I love your way” spopola in tutto il mondo trainando le vendite del primo album live che resta nella classifica Billboard per 97 settimane conquistando sei dischi di platino. Da quel momento però per il talentuoso artista è iniziato di fatto un lento declino che lo ha portato a sparire addirittura dalle scene per periodi di quattro o cinque anni tra i decenni 80 e 90. Recentemente è stato riscoperto e rivalutato il suo lavoro e così Peter Frampton ha ripreso a far ascoltare la sua musica in giro per il mondo arrivando in tour anche in Italia. È invece passato alla storia il suo talk box ovvero un apparecchio usato per modificare il suono della sua chitarra mediante la bocca dando al pubblico l’impressione di suonare quasi lo strumento con essa.

Staind – It’s been awhile

Questa band è nata a Springfield ma non ha niente a che vedere con i Simpson. Gli Staind infatti sono una delle realtà americane più apprezzate del movimento post grunge che ha raccolto l’eredità di mostri sacri come Nirvana e Pearl Jam. La nascita del gruppo di Aaron Lewis e compagni risale al 1995 ma il primo album dell’anno successivo venne pubblicato in pochissime copie pur rappresentando forse l’anima più vera e pesante della loro musica. Il successo arriva nel 1997 quando gli Staind aprono un concerto dei Limp Biskit e subito dopo firmano il loro primo contratto discografico da cui nasce l’album “Dysfunction” che li lancia alla grande sul mercato statunitense. Proseguendo il loro lavoro in parallelo con Fred Durst e compagni, giungono nel 2000 alla realizzazione del loro lavoro più noto in assoluto intitolato “Break the cycle” che sfonda anche in Europa guidato dal malinconico e profondo singolo “It’s been awhile” che resta tuttora il maggior successo commerciale della band. Purtroppo però la carriera degli Staind almeno per i fan italiani è praticamente finita lì visto che, nonostante i cinque successivi album di ottima fattura, l’etichetta discografica non li ha più sostenuti con convinzione facendo apparire gli Staind come un fenomeno passeggero. In realtà i loro lavori sono ancora molto apprezzati e raggiungono sempre i primi posti delle classifiche statunitensi.

Lauryn Hill – Doo-wop (that thing)

Avevamo parlato qualche settimana fa di Pras Michel dei Fugees e oggi torniamo nella stessa zona per incontrare la divina cantante di nome Lauryn Hill che incredibilmente ha scelto di mettere la famiglia prima del successo. Dopo alcune esperienze in alcuni telefilm, si afferma come attrice nel 1993 grazie al famosissimo filme “Sister Act 2” in cui mette in mostra anche le sue doti di cantante. Nel 1998 lascia poi i Fugees per avviare la sua carriera solista e pubblica il suo primo e unico album intitolato “The miseducation of Lauryn Hill” in cui fonde magistralmente sonorità soul, hip hop e rnb regalando al mondo la sensazione netta di trovarsi di fronte ad una nuova grande stella della musica mondiale. Il singolo più famoso è sicuramente l’odierna “Doo-wop (that thing)” ma tutto l’album riscuote un immenso successo di critica e di pubblico vendendo 18 milioni di copie e raggiungendo la vetta della classifica sia negli Stati Uniti che in Inghilterra. Incredibilmente però la Hill sceglie di ritirarsi dalle scene per dedicarsi alla sua numerosa famiglia e negli anni successivi si concede solo un album live nel 2002 e una reunion con i Fugees nel 2004. Secondo alcune indiscrezioni starebbe pensando di tornare in studio per incidere un secondo album: speriamo sia vero.

Nicki Minaj – Va va voom

Ormai il suo nome è famosissimo anche in Italia dopo essere diventato negli Stati Uniti una vera e propria garanzia di successo. Nicki Minaj è una eccentrica, esplosiva e appariscente rapper nativa di Trinidad che ha iniziato la carriera musicale appena sei anni fa dopo un’infanzia difficile a causa di un padre tossicodipendente. Dopo le prime collaborazioni come corista con artisti come Mariah Carey, Christina Aguilera e Usher, viene scoperta e lanciata come solista da Lil Wayne nel 2010 e in poche settimane il suo album d’esordio arriva in vetta alle classifiche di vendita. In pochi mesi la Minaj entra nell’Olimpo delle star della musica contemporanea anche grazie ad uno stile inconfondibile che crea attorno a lei un vero e proprio fenomeno di costume sociale fatto di parrucche coloratissime, scollature provocanti e voglia di fare sempre e comunque notizia. Nel 2012 poi il suo primo album viene rivisitato e perfezionato per il lancio sul mercato europeo ed il singolo “Va va voom” diventa in breve tempo un successo clamoroso grazie ad un mix perfettamente riuscito di hip hop e dance europea.

Plasmatics – Butcher baby

Oggi vi parlo di una band punk rock piuttosto famosa nei primi anni 80 nata a New York nel 1977 da una ex spogliarellista di nome Wendy O. Williams che fu grande amica di Lemmy Kilmister dei Motorhead venne poi lanciata come cantante solista da Gene Simmons dei KISS: i Plasmatics. Insieme al chitarrista Richie Scott e ad altri musicisti, il gruppo iniziò a farsi conoscere per le esibizioni di grande impatto in cui la cantante si presentava sempre seminuda per poi distruggere tutto con una motosega. Dopo l’esordio ufficiale nel 1980 i Plasmatics decisero di scegliere la strada di una sonorità più dura orientata verso il metal arrivando all’apice della carriera a metà del decennio. Dopo il successo arrivò però la crisi ed il conseguente scioglimento nel 1988 mentre invece dieci anni dopo Wendy si suiciderà. Si tratta sicuramente di una band non troppo famosa, ma che ha avuto il suo buon momento di gloria e che merita di essere ricordata per alcuni successi come questa “Butcher baby”.

Simply Red – Sunrise

Magari questo brano non è uno dei più significativi della lunga carriera dei Simply Red, ma è stato quello che me li ha fatti conoscere e credo che sia ancora oggi un brano molto elegante che si ascolta con grande piacere. “Sunrise” è stato uno degli ultimi singoli di successo mondiale prima dello scioglimento avvenuto nel 2009 in occasione del venticinquesimo anniersario e ha accompagnato con il suo suono pulito e raffinato l’estate del 2003. Curiosamente però Mick Hucknall ebbe l’idea di fondare una band nel 1976 durante un concerto dei Sex Pistols (lo stesso a cui parteciparono anche i fondatori dei Joy Division) avviando una breve ma significativa esperienza. Nel 1985 il suo manager completò una nuova formazione che fosse in grado di valorizzarne le doti vocali e così iniziò la carriera dei Simply Red che subito ebbero grande successo tanto in Inghilterra quanto in Italia. In pochi anni Hucknall divenne una vera e propria celebrità mondiale del decennio 80 e la band riuscì nell’impresa di rendere commercialmente di successo una musica frutto di grande ricerca. Con lo scorrere del tempo però divenne sempre più evidente che l’unico vero protagonista della scena fosse il rosso cantante ed iniziò così un notevole rinnovamente nella lineup rallentando anche la produzione di nuovo materiale.

Blue Öyster Cult – (Don’t fear) The Reaper

Magari questo nome non dirà molto alla maggior parte di voi, ma si tratta di una band che ha avuto un ruolo importantissimo nello sviluppo del genere hard rock e nella nascita del metal. Eric Bloom, Buck Dharma, Allen Lanier e i fratelli Joe e Albert Bouchard formarono nel 1967 il nucleo della band con il nome di Soft White Underbelly che però venne spesso cambiato nei due anni successivi diventando infine Blue Öyster Cult come citazione di un poema del manager e amico Sandy Pearlman (poi manager dei Black Sabbath). L’album di debutto arrivò nel 1972 ed ebbe subito un notevole successo che consentì al B.Ö.C. di proseguire la loro carriera arrivando a conquistare anche la critica due anni dopo. Nel 1976 arrivò poi la vera e propria consacrazione mondiale grazie anche al singolo odierno intitolato “(Don’t fear) The Reaper” costruito su un famosissimo riff di chitarra elettrica. Il pubblico amava le esibizioni della band per il grande livello di spettacolarità dei loro show e per tutto il decennio consentì ai Blue Öyster Cult di restare sulla cresta dell’onda. Il declino arrivò con gli anni 80 a causa di numerose defezioni nella lineup originale: nonostante questo la band esiste ancora e si esibisce soltanto dal vivo evitando ormai di tornare in studio dal 1998.